Tra le ombre della poesia: La scrittura poetica e alcune concezioni di “buio”, “oscurità” e “ombra”
DOI:
https://doi.org/10.51427/com.est.2022.0001Palavras-chave:
poesia italiana, buio, oscurità, ombra, XX secoloResumo
Si propone una panoramica della presenza e delle funzioni del buio, dell’oscurità e
dell’ombra nella poesia italiana, privilegiando la linea novecentesca ma con alcuni cenni sia alla tradizione prenovecentesca, da Dante a Pascoli, sia alla poesia contemporanea.Tale panoramica non intende essere né cronologica né esaustiva: ci si limiterà a evidenziare alcuni usi particolari di questi termini e alcune costanti, prediligendo quei casi in cui l’uso metaforico del buio, della notte o dell’ombra li rende non mero sfondo scenico ma protagonisti dell’azione poetica. L’introduzione propone di inquadrare il problema anzitutto lessicale dei termini scelti, per poi tentare di offrire alcuni spunti critici utili per uno studio tematico del corpus scelto.
La prima parte dello studio si concentra sulla connotazione positiva dei termini presi in esame, scoprendo legami tra poeti anche molto diversi. L’aspetto della scrittura notturna è quello cheha accomunato più composizioni poetiche: il buio è stato rappresentato frequentemente come
un rifugio, un momento felice per la scrittura poetica, in contrapposizione al caotico giorno.
Nella seconda parte, invece, partendo dall’esempio dantesco della «selva oscura», sono state proposte poesie in cui il buio, l’ombra e l’oscurità sono sinonimo di peccato, oblio e morte. In questa sezione prevalgono le varianti, perché le concezioni negative riscontrate risultano difficili da raggruppare in motivi o aree tematiche, eccezion fatta per la comune valenza negativa. Scopo ultimo di tale articolo è quello di evidenziare le costanti ricorrenti e le varianti particolari nell’uso del buio, dell’oscurità e dell’ombra nella poesia italiana, dal Novecento a oggi.
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